lectio divina “La porta stetta” 19 agosto 2025

LA PORTA STRETTA       Contesto In una delle tappe del viaggio verso Gerusalemme qualcuno fa a Gesù…

LA PORTA STRETTA       Contesto

Gesù In Piedi Dietro La Porta Della Casa, Immagine Di Gesù Che Bussa Alla Porta, Porta, Entrata Immagine di sfondo per il download gratuito

In una delle tappe del viaggio verso Gerusalemme qualcuno fa a Gesù una domanda sul numero delle persone che si salveranno. Per Gesù il problema non è di numeri: pochi o molti, ma dell´atteggiamento del credente. Appartenere al popolo, avere ascoltato i profeti… non dà automaticamente il diritto ad entrare nel regno. Per questo molti, che sono del popolo amato da Dio, resteranno fuori, invece altri, che sono venuti da lontano, entreranno. 

Dal Vangelo secondo Luca (13,22-30) 2 Passava per città e villaggi, insegnando, mentre camminava verso Gerusalemme. 23 Un tale gli chiese: «Signore, sono pochi quelli che si salvano?». Rispose: 24 «Sforzatevi di entrare per la porta stretta, perché molti, vi dico, cercheranno di entrarvi, ma non ci riusciranno. 25 Quando il padrone di casa si alzerà e chiuderà la porta, rimasti fuori, comincerete a bussare alla porta, dicendo: Signore, aprici. Ma egli vi risponderà: Non vi conosco, non so di dove siete. 26 Allora comincerete a dire: Abbiamo mangiato e bevuto in tua presenza e tu hai insegnato nelle nostre piazze. 27 Ma egli dichiarerà: Vi dico che non so di dove siete. Allontanatevi da me voi tutti operatori d’iniquità! 28 Là ci sarà pianto e stridore di denti quando vedrete Abramo, Isacco e Giacobbe e tutti i profeti nel regno di Dio e voi cacciati fuori. 29 Verranno da oriente e da occidente, da settentrione e da mezzogiorno e siederanno a mensa nel regno di Dio. 30 Ed ecco, ci sono alcuni tra gli ultimi che saranno primi e alcuni tra i primi che saranno ultimi».

22 In strada verso Gerusalemme

L´annotazione sul viaggio verso Gerusalemme, messa all´inizio del testo, aiuta il lettore a vedere sé stesso in cammino con Gesù, come pellegrino o itinerante. Non si tratta solo di un movimento geografico, ma, soprattutto, teologico, spirituale. Gesù è il Maestro, che “passa per città e villaggi, insegnando”.

23 Pochi o molti?

Il tema della salvezza è fondamentale nei Vangeli. È necessario sapere che cosa si deve fare per salvarsi e per non perdere il senso della vita. Qui il problema è numerico: “sono pochi quelli che si salvano?”. Risposte sbagliate hanno creato angoscia in molti credenti. La paura al castigo eterno, l´immagine di un Dio giustiziere e vendicativo hanno sfigurato la realtà del Padre buono, che è solo capace di amare i suoi figli. Ecco alcune indicazioni per potere impostare oggi il tema della salvezza:

– Salvezza non come qualcosa di distante e separato da questa vita, ma come pienezza della stessa. La salvezza comincia qui e adesso, e l’“aldilà” non è altro che la continuazione e il compimento del “di qua”; non si separa – anche se si distingue – “questa” vita dall’“altra” vita. – Salvezza come atto di amore di Dio e risposta amorosa dell´uomo e non come atto magico. La felicità eterna di un uomo non dipende dalla fortuna di incontrare, all´ultimo minuto della sua vita, qualcuno (un sacerdote?), che lo aiuti ad “andarsene in santa pace”. Se fosse così, Dio farebbe la figura di un burocrate da sportello e non di un Padre misericordioso. – Salvezza come atto solidario, sebbene ognuno la incarni in sé in modo individuale. La dottrina più genuina del popolo ebreo parlò della salvezza in forma collettiva, e solo più tardi, come di un fatto individuale. Il popolo si trovava in amicizia con Dio, il popolo rompeva quell´amicizia a causa del peccato, ecc. Non è che ci salviamo tutti o nessuno, però sì, insieme camminiamo verso la nostra salvezza, aiutandoci gli uni gli altri, mettendo tutti la nostra fiducia nell’amore di Dio. Qui stiamo toccando il fondo del mistero di Dio e dell´uomo.

24 La porta stretta

La porta è stretta, non per un capriccio di Dio, ma per l´arroganza dell´uomo, per la sua autosicurezza e autosufficienza. L’uomo rende difficile la salvezza quando si nega ad accettare l´amore di Dio, si nega ad aprire le sue mani per accettare il regalo, che Dio gli offre. La vera porta stretta è quella che si costruisce l´uomo quando pensa di conquistare la salvezza a forza di preghiere, offerte, promesse…; quando crede che, grazie alle sue fatiche, farà in modo che Dio si senta obbligato a doverlo salvare. In questo caso la preghiera è parlare con Dio perché ci presti attenzione e non per ascoltare lui e fare la sua volontà; i comandamenti si compiono per paura al castigo; il sacramento della penitenza è cercato più come una “pulizia”, che come una vera riconciliazione e conversione; i funerali si usano per risolvere un problema sociale di congedo al defunto…

La porta è diventata stretta, perché quello non è il modo di vivere il vangelo.

Gesù è “la porta” (Gv 10,7). Sicuramente non cerca di renderci più difficile il cammino della salvezza, già che è venuto “non per condannare, ma per salvare” (Gv 3,17). Più che parlare di una porta stretta, dovremmo parlare di una porta unica. Bisogna passare attraverso Gesù, accettare le esigenze della sua sequela: il cammino a Gerusalemme, il cammino della croce, la fedeltà totale al Padre.

La conversione continua ad essere, quindi, una esigenza per tutti: in questo consiste lo sforzo, non come azione propria, ma come apertura alla grazia di Dio. Ci sono alcuni che vivono il loro battesimo, attenti ai minimi dettagli, per avere Dio dalla loro parte. Altri vivono senza preoccuparsi per la salvezza, come se fosse qualcosa che a loro non interessa. Per loro, essere uomini, essere adulti – come direbbe Freud -, solo è possibile vivendo autonomamente, senza relazione con il padre. Gesù dice agli uni e agli altri, e a tutti, che la salvezza è questione di sforzo, di cambiamento.

25-28 La porta chiusa

Il padrone di casa adesso chiude la porta, di modo che nessuno può più entrare. Questo ci fa certamente ricordare la parabola delle dieci vergini in Matteo (25,10-12). È stato dato un tempo nel quale é necessario sforzarsi per ricevere la salvezza. Come vivere questo tempo? Le parole seguenti ci lasciano confusi e molto inquieti. Il fatto di avere partecipato nei momenti importanti della vita della comunità, come la cena del Signore (“abbiamo mangiato e bevuto in tua presenza”) e la proclamazione della Parola (“tu hai insegnato nelle nostre piazze”), non significa nessuna sicurezza. Non tutti quelli che si sono seduti alla mensa con Gesù hanno il diritto alla salvezza, presentata proprio come un banchetto. L’avere ascoltato il suo insegnamento non assicura la salvezza. L’ascolto della parola à, sì, condizione per essere discepoli, ma esige anche la decisione di seguire il maestro.

Allo stesso modo, il fatto di non avere mai lasciato la casa paterna e di avere compiuto tutti gli ordini del padre non è stata nessuna sicurezza per il figlio maggiore e lavoratore della parabola del Padre misericordioso. Anche se vivevano nella stessa casa, tuttavia non avevano gli stessi sentimenti e criteri (Lc 15, 25-32). Che cosa ci permette di sentirci riconosciuti da Dio? Matteo (7,22-23), che scrive per la comunità, è del tutto contundente: “Non abbiamo profetizzato nel tuo nome, e nel tuo nome scacciato demoni, e nel tuo nome non abbiamo fatto molti miracoli?” “Non vi conosco”. Che cosa ci manca? È difficile dirlo. Forse una risposta ci potrebbe venire da Paolo: i greci possono parlare bene, i giudei possono fare dei miracoli, ma il cristiano segue Cristo crocifisso (vedere 1 Cor 1,22-23). Saremo riconosciuti da Dio se andiamo per il cammino di Gerusalemme, se accettiamo di negare noi stessi, prendere la croce e seguire Cristo.

29-30 Da oriente e da occidente…

I grandi patriarchi biblici (Abramo, Isacco, Giacobbe) e tutti i profeti entreranno a formare parte del regno di Dio. I contemporanei di Gesù consideravano la salvezza come un diritto proprio di Israele; i cristiani della comunità di Luca, invece, intuivano che c’era qualcosa di nuovo. Il regno, che Gesù annuncia, si trasforma in una realtà, della quale fanno parte, come discepoli, persone che arrivano “da oriente e occidente, dal nord e dal sud”. La salvezza di Gesù avvolge tutta l´umanità e si dirige soprattutto ai poveri e malati. Luca, più degli altri evangelisti, è sensibile all´annuncio di una salvezza universale. Un segno di questo cambiamento di condizione è l’affermazione finale: “gli ultimi saranno i primi e i primi saranno gli ultimi”. Un’affermazione, che si ripete più volte nei vangeli, e che indica come Dio rompe i meccanismi della logica umana: nessuno deve sentirsi sicuro delle posizioni che ha raggiunto, ma è invitato a mettersi sempre in sintonia con l’onda del vangelo. La salvezza non è riservata a una razza, ma a coloro che ricevono Cristo.

Alcune domande

– Passare per la porta stretta – secondo san Cipriano – vuol dire trasformazione: “Come riuscire ad essere trasformati, il più profondamente possibile, a immagine di   Cristo?”

 – Dio non rende difficile l’entrata alla salvezza, ma sottolinea la corresponsabilità Dell’uomo; Verso dove e verso che cosa oriento la mia vita? Che uso faccio della mia   libertà?

– Nessuno si può considerare un privilegiato: la salvezza appartiene a tutti e tutti sono chiamati. Come possiamo far parte di quella moltitudine che, da oriente a occidente,

   si siederà alla mensa del regno di Dio”? – Il tema della “salvezza eterna” è stato, in altri tempi, il tema chiave della vita cristiana. Che peso ha questo tema oggi tra di noi: un tema strano, ossessionante, frequente, trascurato, magico…? affermazione? Che problemi crea?

Similar Posts

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *